venerdì 26 marzo 2010

Sono cresciuto in un contesto culturale ...

... dalle profonde radici cattoliche. Volente o nolente il cattolicesimo è diventato un pezzo di me, connota la mia identità. Per alcuni versi ne sono profondamente riconoscente, per altri meno. Nel corso del tempo mi sono trovato sia a far tesoro e capitalizzare questo bagaglio, sia a dover integrare le mancanze, anche riparare le storture.
Gli uomini di chiesa, di conseguenza, si ritrovano ad assolvere ad una funzione educativa di carattere culturale, oltre che spirituale.
La vicenda degli abusi su bambini da parte di sacerdoti rinvia - a detta di Chiara Saraceno - ad una inadeguata concezione della sessualità: la cultura cattolita fatica ad assumere la sessualità come fonte di gratificazione esistenziale. L'editoriale di Le Monde parla di anacronismo: di concezione avulsa dal contesto temporale.
L'autrice citata sopra prova ad individuare ciò che risulta avulso: la concezione del matrimonio come remedium concupiscentiae; la visione del corpo della donna come potenzialmente impuro, rischioso e da sottoporre a controllo; la necessità della famiglia per la sua funzione riproduttiva, ma vincolo alla disponibilità all’altruismo.
Questa vicenda, oltre a portare in evidenza gli errori e la colpa di alcuni e i limiti di alcuni tratti della cultura cattolica, colpisce l'incauto ergersi a 'magistra vitae' presente tra gli uomini di chiesa, soprattutto quando le tematiche sono lontane dal proprio ambito esperienziale.

mercoledì 10 marzo 2010

La seconda carica dello stato ...

... ha parlato di "priorità della sostanza sulla forma". Colui che è deputato a custodire le regole che relativizza le regole!
La vita 'trabocca l'orlo di qualsiasi tazza' (Pasternak), la vita è fatta di regole ma anche di episodi. E' necessario disporre di interpreti delle une e degli altri: chi è deputato a presidiare le regole dovrebbe essere garante dell'istituito con l'attenzione a non bloccare pregiudizialmente il nuovo; chi si pone sul versante del creare dovrebbe esser capace di accogliere l'emergente sollecitando, ma senza destabilizzare, l'ordine precostituito. Entrambi assolvono ad utili e necessarie funzioni.
E' la buona navigazione degli uomini e delle donne dentro questo siffatto mare che crea valore. In altre parole c'è bisogno di contenimento e contenuto, di continuità e discontinuità, di presidio ed invenzione, anzi, c'è bisogno del loro incontro. Solo tenendo insieme, facendo dialogare queste istanze si crea 'bellezza'.
In contrapposizione al cattivo interprete delle regole, ecco che il calcio - eccellente metafora della vita - offre un esempio di buon interprete degli episodi.
Mario Sconcerti, parlando di Mario Balotelli, afferma che "è fondamentale avere un giocatore che strappa la routine della partita e la porta lontano da ogni tattica". Uno, insomma, da usare quando non è più sufficiente mettere in atto una tattica, quando - sempre usando le parole dell'autore - "non vince chi gioca meglio, ma chi sa usare meglio gli episodi, chi sa costruirne di più e di diversi". Ma uno così può anche giocare poco, talvolta anche essere messo ai margini. Lo stesso giocatore, infatti, arriva ad affermare che il suo sogno "è di segnare in una competizione importante all'ultimo minuto. E magari non giocare dall'inizio, di entrare, segnare e vincere".