mercoledì 17 aprile 2013

Ridefinire la realizzazione, il successo, anche la felicità


Sotto i colpi della crisi la società dei consumi viene fortemente sollecitata: il paradigma del possesso vacilla, la ‘dittatura delsuperfluo’ non regge più. Gli inviti al consumo e alla spesa quale strategia per la crescita e lo sviluppo appaiono inconsistenti e anacronistici.
È in atto un profondo rovesciamento dei fattori in campo: i profeti del risparmio, del riuso, dell’eco compatibilità da ‘vox clamantis in deserto’ si ritrovano in pole position per le posizioni che contano. Ecco Grillo al Quirinale per le consultazioni, Laura Boldrini alla terza carica dello stato, per non parlare di Milena Gabanelli prima scelta del Movimento 5 Stelle per la Presidenza della Repubblica. Spazi nuovi, tutti da abitare e interpretare ex novo. E siamo solo all’inizio.
Tutto cambia, pezzo dopo pezzo, tutto assume altra connotazione. È solo una questione di tempo, ma tutto è destinato a mutare, a cambiar volto e fisionomia.
La crisi – il cui etimo greco krino rinvia al concetto di separazione – trascende la dimensione economica, assume una profonda valenza sociale e culturale. La crisi traccia quindi una discontinuità tra ‘il prima e il dopo’: ciò che fino ad ieri veniva considerato ‘buono e giusto’ (obiettivi, attese e aspettative) non lo è più.
Se da una parte il nuovo emergente trova primi sbocchi, dall’altra permangono pezzi significativi di mondo che si trascina in avanti, non più ancorato alla realtà ma semplicemente sospinto dall’inerzia del pregresso. Binari morti, destinati a portare fuori, lontano, a perdersi all’orizzonte ovvero a fermarsi nel nulla.
Lo si constata fattivamente negli atteggiamenti e nelle azioni di coloro che ricoprono posizioni di rilievo: a forza e determinazione, proprie della posizione, si sostituisce cautela e attesa. È chiara la paura di un imminente capolinea. Occasione buona per le giovani generazioni, fino ad ora parcheggiate, in taluni casi illuse, tradite, per non dire ‘sedotte e abbandonate’.
In questa transizione siamo chiamati a ritarare i sogni, le speranze e le attese, a ridefinire gli obiettivi e le strategie per perseguirli. È urgente aggiustare il concetto di realizzazione, di successo, anche di felicità.
 

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