La venuta al mondo di
mio figlio, l’ultimo di quattro, è stata traumatica. Attraversare la nascita è stato
dirompente: in un brevissimo lasso di tempo ho dovuto ‘imboccare molteplici bivi’. Tale vissuto è stato disarmante, assorbente,
sfinente.
Ho la netta sensazione
che la condizione di quarantenne abbia amplificato tale esperienza. All’entusiasmo
è subentrata la pesantezza, all’adrenalina la paura, alla disinvoltura la
cognizione di causa, insomma l’incoscienza delle cose è stata spazzata via
dalla consapevolezza della realtà, travolgendomi.
Disarmante è stata
soprattutto la posizione dell’essere al bivio: normalità-anomalia, sicurezza-pericolo,
vita-morte. E stare al bivio, benché condizione costitutiva del reale, è
difficile, porta con sé un carico emotivo forte e potente.
Stare al bivio è la condizione
che contraddistingue il nostro tempo.