Ordinariamente
rappresentiamo la vita come se fosse definita e pressoché continuativa,
sicuramente stabile e duratura. Appare come un percorso tracciato,
eventualmente con solo qualche plausibile variante.
Prevale quindi una
idea di 'congelamento' dello scorrere del tempo, di prevedibilità e
pianificabilità degli accadimenti, in altre parole una concezione logico-razionale della
vita. Impostazione certamente funzionale al perseguimento di fattivi obiettivi a
breve termine. Ne sono emblema l’‘usa e getta’ oppure,
parlando di carriere, la ‘modella’ e
il ‘calciatore’:
prestazione immediata, poi basta.
Una vera e propria
semplificazione, se non negazione di buona parte dell'offerta della vita.
L’asserzione “domandare è lecito e rispondere è cortesia”
è emblematica di tale semplificazione: non è vero, per esempio, che sia legittimo porre
domande sulla sua vita sessuale delle persone; esiste quindi un confine che
separa la 'normalità' dalla 'pazzia', l’esplicito dall'implicito, il lecito
dall’illecito, il legittimo dall’illegittimo, insomma ciò che viene considerato
‘giusto’ dal ‘sbagliato’. La
Littizzetto , dello stare a cavallo di tali confini, ha fatto il suo
marchio d’autore, il suo successo.
La vita quindi è costituita da razionalità e irrazionalità; è, infatti, anche un processo degenerativo, finito, connotato da impulsi ed emozioni.
La vita quindi è costituita da razionalità e irrazionalità; è, infatti, anche un processo degenerativo, finito, connotato da impulsi ed emozioni.
Pur di non fare i
conti con questa realtà – per i più insopportabile – l’individuo mette in campo
varie strategie. Saturare: riempire tutto, ogni spazio, nell’illusione che nel ‘fare’
in sé, al di là della finalità, si possa raggiungere la realizzazione. Evadere: distogliere
l’attenzione dalle sollecitazioni della realtà incanalandole su simboliche meta
comunicazioni (il calcio, la moda, il tempo, la vita degli altri, …). Offuscare: modificare
la percezione della realtà mascherandola, ovvero assumendo sostanze stupefacenti. Idealizzare:
cedere ad altri o ad ‘altro’ la definizione del senso e del significato delle
cose.
Forse, più che
spendere energie per sostenere e affinare tali strategie, si potrebbe far spazio alla "cultura della
realtà", che è cultura dell’accettazione della complessità e dell’ambiguità,
anche della bellezza e del limite. Si può stare dentro tutto ciò, forse non
tutti allo stesso livello e allo stesso modo, ma sicuramente un po’ di più di quanto siamo
abituati a fare.
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