venerdì 6 dicembre 2013

L’amplificazione del confidenziale


Comprendo le telefonate della Cancellieri, come quelle che contornano le torbide vicende di Berlusconi; capisco gli sfoghi degli atleti sul campo di gioco come quelli dei loro sostenitori: comunicazioni estemporanee, spontanee, immediate che risuonano qualora soggette ad alta esposizione.
E accade sempre più sovente: istanze mediate e amplificate dai pervasivi strumenti di comunicazione.
Una volta catturata, la parola parlata, viene proiettata e scritta, trasportata dal piano privato a quello istituzionale. Facile è lo scandalo, il pubblico rimprovero.
Il cambio di setting del concetto espresso può essere fatale.
D’altra parte c’è chi, di questa caratteristica del nostro tempo, ha fatto business: trasformare il privato in spettacolo. Ecco i real time, i reality e l’icona di questi anni, Belen.
Il confidenziale portato alla ribalta, trascende ruoli e funzioni, rompe i tradizionali schemi del politically correct. La cultura della comunicazione istituzionale perde peso, potere e funzione. E non sto parlando di reato, né di abuso, né di sopruso, bensì di semplice afflato che uscendo modulato dalla bocca diventa suono articolato; insomma parole che nella consuetudine rimangono dentro i confini dell’occasionale relazione, amplificate qualora convogliate nei moderni mezzi di comunicazione.
Le tecnologie della comunicazione hanno rotto la consolidata separazione tra pubblico e privato: tutto ciò che accade può trovare evidenziazione e tracciatura, diventare di dominio pubblico con estrema velocità e facilità.
Tale processo rappresenta uno dei dati distintivi della contemporaneità, probabilmente irriducibile, anzi ancora tutto da scoprire. Non resta che cavalcare tale fenomeno provando a non esserne disarcionati, solcare questo mare senza affondare. Solo accettando di percorrere queste strade e gli inevitabili rischi sarà possibile cogliere le occasioni del mutamento in atto.
Urge adattarsi al nuovo paradigma comunicativo. Urge concedere spazi ed occasioni all’emozione: da istanza pericolosa, per lo più bandita, a valore e risorsa per una potente espressione. Urge, insomma, una educazione sentimentale.
Foto: abbraccio

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