martedì 6 gennaio 2015

Auspicando la fine dell'ideologia dell'obbedienza e dell'adesione incondizionata


Artificialità, opportunismo, ipocrisia, falsità, manipolazione sono tratti dei comportamenti che si possono riscontrare in modo diffuso e frequente; tratti profondi, attuati implicitamente più di quanto si pensi.
Fino ad oggi ho considerato tali istanze quali parti costitutive del comportamento umano, connotando il loro manifestarsi con la fragilità, l'incompiutezza, la debolezza, insomma tratti dovuti alla storia, ai percorsi e alle caratteristiche culturali e personali. Ho adottato insomma un principio di comprensione piuttosto che di condanna.
Approccio comprensivo, se non giustificativo, che trova evidenza nella realtà dell'Italia di oggi: paese collocato al 69esimo posto tra le 177 nazioni valutate nell'indice di Transparency International, che registra solo 257 carcerati per corruzione su una popolazione di 50 mila.
Da qualche tempo mi ritrovo ad assumere una posizione nuova di fronte all'agire umano, in particolare all'esercizio del potere: adotto una posizione di valutazione e giudizio circa merito e metodo, badando bene a distinguere il dichiarato dall'effettivo, ovvero verificando ogni dichiarato alla luce dei fatti. Insomma ho iniziato a prender posizione, senza particolare timore di esporre pubblicamente la mia partigianeria.
Sto dalla parte di chi riconosce la persona che ha dinnanzi, anche se rappresenta la controparte, battendosi per il diritto altrui di esprimere l'opinione; sto dalla parte di chi, nel rispetto dei ruoli, porta innanzi il proprio punto di vista senza adesioni di sorta, né per obbedienza né per opportunità; sto dalla parte di chi difende una posizione in virtù di una propria idea, eventualmente anche un principio e non per logiche di identità e appartenenza; sto dalla parte di chi mette davanti a tutto l'obiettivo finale e, sulla base di ciò, agisce anche a discapito del particolare, anche proprio; sto dalla parte di chi si assume fino in fondo la responsabilità del proprio agire, purché alla luce del sole e senza manipolazioni e sotterfugi.
La fine della nostra epoca porta con sé la fine dei suoi meccanismi di funzionamento, fino alla messa in discussione dello stesso modello antropologico.
Auspico la fine dei modelli incentrati su obbedienza e adesione, di quelli basati sulla capacità incondizionata di dare sostegno al sistema di appartenenza. Modelli che nel tempo hanno abilitato l'interesse personale, sdoganandolo moralmente e eticamente purché coniugato con gli equilibri esistenti, legittimando di fronte all'opinione pubblica l'essere senza scrupoli, l'aver il pelo sullo stomaco, con il solo limite dei vincoli di legge, sennonché anche questi ultimi progressivamente ridimensionati e depotenziati.

Foto: flores artificiales

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